venerdì 30 giugno 2017

Sale San Giovanni

Domenica scorsa, 25 giugno 2017,  a Sale San Giovanni, la piccola Provenza cuneese, per la Festa della lavanda.

lunedì 26 giugno 2017

ERBO DE SAN JAN

Hypericum perforatum
 
Fra le numerose piante dedicate al santo Giovanni Battista, ne abbiamo contate all'incirca una trentina cui vengono riconosciute proprietà benefiche o addirittura terapeutiche, la primogenitura spetta al dorato Iperico, perenne originario dell'arcipelago britannico noto come St.John's wort che è infatti, per antonomasia, l'Erba di San Giovanni o Erbo de San Jan.
La fioritura di solito inizia da metà giugno, quando il sole all'apice del ciclo annuale irradia tutta la sua potenza energetica su erbe e fiori il cui tempo balsamico coincide con il solstizio, e per tutta l'estate brilla di un giallo fulgido sprigionando, anche in penombra e nelle notti di luna, una lucentezza che sembra catturata ai raggi dell'astro solare.
In tutta Europa e nelle regioni mediterranee ha un habitat molto esteso: nelle nostre valli, dalle Alpi al mare, cresce spontaneamente negli incolti e lungo strade o sterrati, in boscaglie e zone ruderali cui conferisce un tocco di solarità.
Il suo nome scientifico Hypericum perforatum si richiama all'impressione, se guardato controluce, che le foglie siano bucherellate, peculiarità dovuta alle innumerevoli gocce di olio essenziale contenuto sotto l'epidermide. Anche in occitano a seconda delle parlate, è noto per queste stesse caratteristiche come milepertùs o millepertuì, trafourèllo. il péric, l'èrba pertusaa.
Cacciadiavoli, scacciadiavoli e chassa-diablé, dal medioevale 'fugademonum', diciture anch'esse note nella tradizione popolare, si riferiscono soprattutto alle qualità intrinseche della pianta che contiene un pigmento rosso l'ipericina cui sono riconosciute proprietà antidepressive superiori a quelle di più noti farmaci di sintesi. Ed è probabile che stabilizzando il tono dell'umore ed aiutando così ad affrontare i problemi della vita quotidiana con meno ansia e maggior serenità, l'iperico ha meritato già nei tempi addietro il titolo di pianta che tiene lontani malinconie e guai. I maggiori dei quali, nella civiltà contadina di un tempo, erano costituiti da malattie, morte del bestiame, tempeste, ecc.
Di qui l'uso magico e apotropaico della pianta in virtù della quale venivano fugati i 'demoni o diavoli' e le varie energie negative derivanti da ipocondrie e paranoie legate alle paure incontrollabili. Nella notte di San Giovanni durante le feste popolari coloro che saltavano i falò si cingevano la fronte per assicurarsi scaramanticamente l'incolumità dal fuoco e, successivamente, le fronde venivano buttate sui tetti e sugli usci delle case contadine per esorcizzare incendi e fulmini.
Di recente l'iperico è stato riconsiderato, nella farmacopea ufficiale, anche per le sue qualità antivirali oltre che antibatteriche e antinfiammatorie, ed è stato impiegato come rimedio sperimentale addirittura nella sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).
Dall'ipericina, che sgorga come sangue dai fiori triturati richiamando l' immaginario mistico del martirio di San Giovanni e di altre ritualità sacre precristiane, si ottiene anche l'olio rosso noto rimedio fitoterapico per la cura di bruciature, dolori muscolari e slogature.
La preparazione di questo linimento, fra i più efficaci dei prodotti naturali, si ottiene esponendo al sole un barattolo di vetro contenente le sommità fiorite immerse in olio d'oliva o di girasole, quest'ultimo molto ricco di vitamina E assai utile per la pelle, solitamente per quaranta giorni fintanto che l'olio non si tinga del tipico color mattone caratteristico del principio attivo. L'erboristeria magica vuole che i fiori per quest'olio debbano esser presi a mezzogiorno del 24 giugno, festa di San Giovanni, mentre per gli altri usi l'erba va raccolta prima del sorgere del sole nella notte precedente il celebre 'midsummer day' degli anglosassoni, in cui realtà e sogno si confondono come ci racconta Shakespeare.
Più concretamente in Provenza i contadini si recavano in campagna all'alba della festività per portare tutte le erbe aromatiche e commestibili di primo mattino sul mercato di Marsiglia dove venivano venduti tra le primizie.
Secondo altre credenze popolari i mazzetti con le erbe di San Giovanni costituivano, per le donne nubili, una pratica rituale: ponendo uno di questi amuleti sotto il cuscino la sera della festa si potevano ottenere presagi, il mattino successivo, sul proprio futuro familiare e amoroso. Di solito la composizione era fatta con nove erbe tra cui non doveva mai mancare l'iperico che nel Vocabolario dell'amore significa ' oblio dei tormenti della vita'.

Le Erbe di San Giovanni

Oltre al dorato Iperico che è l’Erba di San Giovanni per antonomasia, sono attribuite al Santo del solstizio l’Artemisia, figlia di Artemide, divinità femminile,  o Corona di San Giovanni, più nota con il nome di Assenzio comune o volgare. Si trova lungo i margini dei sentieri e delle rovine – molto diffusa fra i ruderi di Triora, nel Ponente ligure – viene usato per un liquore digestivo detto ‘vino d’assenzio’.
L’Asparago di bosco o Rosa di San Giovanni, che alla germinazione primaverile ci procura  gustosi piatti di rossi “asparagi montani” selvatici e,a partire da giugno, impreziosisce con spolverini bianco-gialli i solitamente scuri sottoboschi. Le sue proprietà principali sono espettoranti e  febbrifughe.
L’Edera terrestre o Cinghia di San Gio­van­ni si raccoglie per combattere d’in­verno i malanni dei bronchi.
il Ribes rosso, noto anche come le Bacche di San Giovanni, impareggiabile per il succo che se ne trae, o da consumare in macedonia o trasformato nella classica gelatina, favolosa per le crostate, ricco di vitamina C e quindi tonico e digestivo.
Mar­gherita dei prati è la gloria dei campi, da tutti conosciuta e amata, può essere usata fresca sulle piaghe a scopo cicatrizzante oppure sec­ca, in infusione, ottima per le congiuntiviti.
Achillea millefoglie, l’erba apprezzata da Achille e dai suoi guerrieri per  guarire le ferite che, in infuso, è un buon tonico e aiuta a  liberarsi dai parassiti intestinali.
Infine la preziosa Salvia di cui si dice «Perché dovrebbe morire l’uomo che ha la salvia nel suo giardino?».
La si trova anche selvatica nei prati, ma l’officinale è così facile da coltivare ed è così potente che non bisogna esitare a piantarla nel proprio orticello. In­so­stituibile come tonico e stimolante, è pure un ottimo digestivo.
…e le venti sorelle in ordine alfabetico
An­gelica, Biancospino, Borragine, Ce­lidonia, Genziana, Is­so­po, La­­vanda, Mag­gio­rana, Mal­va, Melissa, Menta, Mir­to, Nasturzio, Pim­pinella, Pian­­taggine, Re­gina dei pra­ti, Ro­smarino, Sem­pre­vi­vo dei tetti, Timo e Ver­bena.
Erbe tutte piuttosto note e utilizzate nella fitoterapia per le  loro comprovate  virtù intrinseche, cui  la notte di San Giovanni aggiunge un sapiente  tocco di sorprendente potere in più, arricchendone i già meravigliosi doni naturali che Madre Terra ci offre spontaneamente.