domenica 21 aprile 2019

Torna il Papavero 'tutto seta e fuoco' a colorar la terra




Dopo anni in cui se ne era persa traccia per colpa dei diserbanti, i rossi papaveri sono tornati nuovamente a infestare festosamente i nostri campi! Meno fitti e invasivi di quando eravamo bambini, e nemmeno folti come li dipinse Monet (era il 1873) leggiadri e scossi dal vento ad Argenteuil. Meglio che niente, purché il nostro amatissimo papavero, il Papaver rhoeas L. “intensamente semplice, intensamente floreale, tutto seta e fuoco” come lo descrisse John Ruskin, sia di nuovo presente e ci rassicuri che l'estate, nonostante i disastri climatici, è sempre 'la bella stagione'.
Assai rari i papaveri bianchi o viola-rosati, rarissimi i gialli delle specie 'P.alpinum', sono invece i comuni papaveri selvatici a prendersi la scena tra luglio e agosto. Con impalpabili corolle rosso fuoco a quattro larghi petali macchiati di scuro dai tanti stami nerobluastri, ondeggiano sui pelosi fusti colmi di lattice tingendo di allegria i terreni più poveri e i campi assolati.
Anche noti come rosolacci, 'li rousello fan faire de gros iòu i galino' si diceva in Languedoc ai tempi di Mistral, e anche paraplèu. 

In occitano anche 'Donno' (Sampeyre) con alcune varianti nelle varie vallate alpine: Dono, Madono (Aisone), Bela dona (Argentera), Madonna, Madonne, Fiore della madonna (Chiomonte), Dona (Entracque), Cara madonno (Monte Rosso Grana), Signora (Novalesa), Madone rosse (Oncino), Madonne (Piasco), Madone (Villar Pellice), ( Atlante Linguistico Canobbio & Telmon ).
A Boves il 'guinness' per la dizione più stramba: Donapapala, come ci segnala il prezioso glossario di Fausto Giuliano e A.Ruiu. Forse un ricordo della medicina popolare che proponeva il papavero come blando decotto bechico e sedativo da mescolare perfino alla pappa dei neonati per farli dormire quando in estate le donne dovevano lavorare nei campi oltre a sbrigare le faccende domestiche. E proprio dal celtico 'papa' sembra origini il suo nome. Infatti tra le prerogative del Papavero comune, e non soltanto del tipo P. somniferum, spontaneo in Asia con proprietà narcotico-stupefacenti, vi è quella di aiutare la distensione e indurre il sonno in chi ne faccia uso, caratteristiche che l'hanno associato nell'immaginario popolare a difetti quali pigrizia, misantropia e mollezza di carattere.

L'attribuzione di questa erbacea alla figura femminile si riferisce sicuramente alla straordinaria fertilità del fiore che mediamente produce da diecimila a ventimila semi, vitali per circa 40 anni, germinanti su stimolo luminoso in autunno. Quanto al richiamo sacro alla Madonna osserviamo come, in men che non si dica, boccioli e capsule di papavero possono esser trasformati, con un po' di abilità manuale e di fantasia, in graziose 'madonnine' . Talvolta per motivi ludici (chi non ha mai giocato da piccolo a creare bamboline e ballerine rovesciandone la corolla a mo' di gonnella per evidenziarne la capsula a busto di damina ?) e nelle tradizioni folcloriche per addobbi ed ornamenti con funzioni apotropaiche.
Il papavero non ha profumo ma dai suoi petali ricchi di antociani si ricava una tintura rossa usata molto per i tessuti. Colore del fuoco e simbolo del potere, stigmatizzato nella leggenda romana da Tarquinio il Superbo che fece abbattere i papaveri più alti del suo giardino quale monito verso i cittadini che avevano osato minare il suo regno. Stessa strategia resa popolare molti secoli dopo nella canzonetta “Papaveri e papere”, classificatasi al secondo posto al Festival di Sanremo del 1952, in cui i politici vengono paragonati a 'papaveri' che 'son alti, alti, alti'.

In cucina, luogo di poteri meno arroganti e certo più intriganti, del papavero vengono usati i minuscoli semi per aromatizzare pane e dolci oltre che per trarne, dalla spremitura, un olio con notevoli qualità dietetiche. Anche le foglie primaverili stufate costituiscono un originale ingrediente per farcire sfiziose focacce e crèpes, oppure semplicemente come raffinato contorno per carni o altro, ottimo sostituto dei più affermati spinaci.
Apprezzabile seppur meno noto è il delizioso liquorino fatto con petali di papavero e cannella, gradevole da sorseggiare dopo una cenetta, possibilmente in casa poiché digestivo ma lievemente soporifero. 

Dall'ebook  'A SAN GIOVANNI TUTTE LE ERBE SONO SANTE'






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