Il Biancospino coi suoi densi corimbi bianco-rosati 'dall'aria distratta' immortalata da Proust così come quel suo inconfondibile profumo 'untuoso' delicato ma non sempre da tutti gradito, fiorisce di maggio. Il mese che i Celti vollero dedicare, nel loro Calendario degli alberi, proprio a questo familiare arbusto dalle spine chiare e dai fusti intrecciati. Alba spina, come lo chiamarono i Romani, appartiene alla famiglia delle Rosacee con il termine linneiano Crataegus, dal greco Kratos cioè Forza, a motivo della durezza del legno e della longevità della pianta.
Cresce
spontaneo in tutte le Valli alpine, nelle macchie, siepi e cespugli,
fino a circa 1200 metri di altitudine, nelle due specie: 'monogyna'
la
più comune e
'oxyacantha'
la più utilizzata in medicina. Straordinarie sono le sue proprietà
sedative e cardiotoniche (Huchard) per il riequilibrio dei battiti e
della pressione arteriosa, sia bassa che alta, tanto da essersi
meritato il titolo di 'amico
del cuore'.
Capace
di attraversare i secoli - come dimostra l'esemplare di Boquetot
in Alta Normandia felicemente arrivato a seicento anni con una
circonferenza che supera i due metri - alla Pianta del Biancospino
era dedicato 'Hat',
il sesto mese dell'Anno lunare celtico
(composto di 13 mesi e 328 giorni) che iniziava il 13
di maggio,
giorno consacrato appunto al Biancospino,
per durare fino al 9
giugno.
Albespin
o Albespi,
come nell'antica poesia di Guilhèm de Peitieus, più noto come
Guglielmo d'Aquitania (1071-1126), il primo trovatore di cui si abbia
notizia. L'incipit che la titola si richiama alla primavera:
'Ab
la
dolchor
del temps novel...' e
alla terza sestina recita
' Accade al nostro amore come al ramo del biancospino...'
In
occitano:
'La nost'amor va enaissi co la brancha de l'albespi / qu'esta sobre
l'arbre tremblan / la nuoit, a la ploja,/ tro l'endeman, que'l sols
s'espan / per la feuillas verz el ramel”.
Meravigliosa la versione in
occitano
antico
interpretata da un evocativo Brice
Duisit
accompagnato dalla
viella o ghironda
(You
Tube).
Varie
e numerose le dizioni occitane per questo assai citato arbusto :
Aguhiansìer
(Elva),
Blanziflour
(Limone P.te), Bosou
(Roccavione-Robilante), Barbatoni
e Bòssu
(Ostana),
Gueut
(Valli Lanzo),
Pruset
(Germanasca), Aoubéspi
(Gard),
Obopino
(Limoges), Espin
e Espina
nell'antico provenzale, tanto per proporre le più curiose per la
maggior parte legate alle parlate locali o a testi poetici popolari.
Pianta ursina da cui l'antica dizione alpina di 'piccole
pere dell'orso'
riferita ai frutti.
Nella
tradizione cristiana si pensava che la corona di spine di Gesù
Cristo fosse fatta col biancospino, di qui il suo legame alla Madonna
a cui venne consacrato, anche come simbolo di purezza per i suoi
fiori bianchi i cui stami rossi ricordavano le gocce di sangue
versate nella crocefissione. La figura della Madonna é anche una
trasposizione cristiana della ritualità pagana legata all'antica dea
Maia, regina del mese di Maggio, periodo in cui si praticava la
purificazione attraverso la castità per propiziare fertilità di
uomini, animali e campi in vista del periodo solstiziale di San
Giovanni. E, proprio a questi fini rituali, i rami di biancospino
erano anche usati nelle feste di nozze e per l'Albero
di maggio,
detto il 'Maggio'. 'Planta
lou mai'
si diceva quando nel medioevo veniva innalzato come augurio di futura
prosperità per l'annata a venire nei villaggi (Trésor). Ricoperto
spesso di decori che alludevano all'erotismo o legati alla
sessualità, attorno a 'lou
mai',
simbolo fallico, si danzava e si faceva festa. Assunto nella
Rivoluzione francese come 'Albero
della libertà', in
Francia tra il 1789 e il 1792 vennero piantati più di 60.000
alberelli di Crataegus.
Come
per tutti gli alberi sacri la loro distruzione veniva ritenuta, nella
leggenda, pericolosa e foriera di disgrazie, mentre tra le doti
protettive attribuitegli nel mondo contadino, la più nota era quella
di salvare dai fulmini e dai danni delle tempeste. Sacro alle Fate,
insieme a frassino e quercia, costituiva una 'triade' ad esse
dedicata, perciò nei luoghi dove le tre piante crescevano insieme,
si credeva fosse possibile incontrare o vedere le magiche creature
dei boschi.
(da
'A San Giovanni tutte le erbe sono sante' su tutti i siti
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