Hypericum perforatum |
Fra le numerose piante dedicate al santo Giovanni Battista, ne abbiamo contate all'incirca una trentina cui vengono riconosciute proprietà benefiche o addirittura terapeutiche, la primogenitura spetta al dorato Iperico, perenne originario dell'arcipelago britannico noto come St.John's wort che è infatti, per antonomasia, l'Erba di San Giovanni o Erbo de San Jan.
La
fioritura di solito inizia da metà giugno, quando il sole all'apice
del ciclo annuale irradia tutta la sua potenza energetica su erbe e
fiori il cui tempo balsamico coincide con il solstizio, e per tutta
l'estate brilla di un giallo fulgido sprigionando, anche in penombra
e nelle notti di luna, una lucentezza che sembra catturata ai raggi
dell'astro solare.
In
tutta Europa e nelle regioni mediterranee ha un habitat molto esteso:
nelle nostre valli, dalle Alpi al mare, cresce spontaneamente negli
incolti e lungo strade o sterrati, in boscaglie e zone ruderali cui
conferisce un tocco di solarità.
Il
suo nome scientifico Hypericum perforatum si richiama
all'impressione, se guardato controluce, che le foglie siano
bucherellate, peculiarità dovuta alle innumerevoli gocce di olio
essenziale contenuto sotto l'epidermide. Anche in occitano a seconda
delle parlate, è noto per queste stesse caratteristiche come
milepertùs o millepertuì, trafourèllo. il péric, l'èrba
pertusaa.
Cacciadiavoli,
scacciadiavoli e chassa-diablé, dal medioevale
'fugademonum', diciture
anch'esse note nella tradizione popolare, si riferiscono soprattutto
alle qualità intrinseche della pianta che contiene un pigmento rosso
l'ipericina cui sono riconosciute proprietà antidepressive superiori
a quelle di più noti farmaci di sintesi. Ed è probabile che
stabilizzando il tono dell'umore ed aiutando così ad affrontare i
problemi della vita quotidiana con meno ansia e maggior serenità,
l'iperico ha meritato già nei tempi addietro il titolo di pianta
che tiene lontani malinconie e guai. I maggiori dei quali, nella
civiltà contadina di un tempo, erano costituiti da malattie, morte
del bestiame, tempeste, ecc.
Di
qui l'uso magico e apotropaico della pianta in virtù della quale
venivano fugati i 'demoni o diavoli' e le varie energie negative
derivanti da ipocondrie e paranoie legate alle paure incontrollabili.
Nella notte di San Giovanni durante le feste popolari coloro che
saltavano i falò si cingevano la fronte per assicurarsi
scaramanticamente l'incolumità dal fuoco e, successivamente, le
fronde venivano buttate sui tetti e sugli usci delle case contadine
per esorcizzare incendi e fulmini.
Di
recente l'iperico è stato riconsiderato, nella farmacopea ufficiale,
anche per le sue qualità antivirali oltre che antibatteriche e
antinfiammatorie, ed è stato impiegato come rimedio sperimentale
addirittura nella sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).
Dall'ipericina,
che sgorga come sangue dai fiori triturati richiamando l' immaginario
mistico del martirio di San Giovanni e di altre ritualità sacre
precristiane, si ottiene anche l'olio rosso noto rimedio fitoterapico
per la cura di bruciature, dolori muscolari e slogature.
La
preparazione di questo linimento, fra i più efficaci dei prodotti
naturali, si ottiene esponendo al sole un barattolo di vetro
contenente le sommità fiorite immerse in olio d'oliva o di
girasole, quest'ultimo molto ricco di vitamina E assai utile per la
pelle, solitamente per quaranta giorni fintanto che l'olio non si
tinga del tipico color mattone caratteristico del principio attivo.
L'erboristeria magica vuole che i fiori per quest'olio debbano esser
presi a mezzogiorno del 24 giugno, festa di San Giovanni, mentre per
gli altri usi l'erba va raccolta prima del sorgere del sole nella
notte precedente il celebre 'midsummer day' degli anglosassoni, in
cui realtà e sogno si confondono come ci racconta Shakespeare.
Più
concretamente in Provenza i contadini si recavano in campagna
all'alba della festività per portare tutte le erbe aromatiche e
commestibili di primo mattino sul mercato di Marsiglia dove venivano
venduti tra le primizie.
Secondo
altre credenze popolari i mazzetti con le erbe di San Giovanni
costituivano, per le donne nubili, una pratica rituale: ponendo uno
di questi amuleti sotto il cuscino la sera della festa si potevano
ottenere presagi, il mattino successivo, sul proprio futuro
familiare e amoroso. Di solito la composizione era fatta con nove
erbe tra cui non doveva mai mancare l'iperico che nel Vocabolario
dell'amore significa '
oblio dei tormenti della vita'.
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