Lavanda
è il nome di una pianta ma è anche il nome di un colore e di un
profumo. Un tris di attributi perfettamente integrati nel
fiore
'lavando o levando, labando, lauandro, alebandro, bondo, bounto'
(occitano-provenzale
di Mistral), tipico della Provenza che, per tutta l'estate, ci regala
larghe distese di un particolare blu-violetto cui si sono ispirati
artisti come Cézanne, Matisse, Gauguin, Van Gogh.
Fiorisce
tra giugno e luglio azzurrando il paesaggio con il suo intenso colore
che par d'essere là dove è mappata la
Route de la lavande, un
itinerario
da favola tra antichi borghi provenzali, un imbattibile target
culturale e turistico. Messo a rischio anni fa da una malattia che
aggredì alcune specie del lavandin,
ibrido
naturale tra
L.angustifolia ( espic) e L.latifolia
(badafa,
coltivato
a partire dagli anni '30 per la sua resistenza agli sbalzi climatici
e per la ricchezza di oli essenziali) causando danni non soltanto
economici ma paesaggistici a questa straordinaria terra di luce e
fragranze, culla madre della lavanda di qui diffusasi in tutto il
bacino del Mediterraneo e successivamente nell'Est d'Europa fino alla
Tasmania e poi in Canada.
Lavandula
angustifolia
o officinalis,
la labiata di origine mediterranea, è di casa anche nelle nostre
meravigliose valli cuneesi dove cresce spontanea fino e molto oltre i
mille metri (1800 nelle Cozie). Comune nelle Alpi Liguri (resa
celebre da uno spot radiofonico degli anni '60 che reclamizzava la
'Coldinava
...vicino
alle stelle'),
naturalizzatasi poi anche in Val Gesso in quei terreni più esposti
al sole, ha trovato una vera e propria rinascita, tra le nuove
colture, a Andonno e in altri territori del Parco Naturale Alpi
Marittime dove, nei secoli scorsi, era una risorsa economica per
molte famiglie che festeggiavano il momento del raccolto in agosto
(in occitano “Ai
temp d'l'izòp”).
Dal Piemonte la lavanda confluiva poi a Grasse, capitale dei profumi,
dove si recava gran parte della popolazione partendo dalle nostre
povere vallate per trovar lavoro come mano d'opera, soprattutto nell'
agricoltura.
La coltura della lavanda, riproposta da un po' d'anni in
Alta Langa a Sale San Giovanni, nel periodo della fioritura crea un
paesaggio evocativo: terra chiara e fiori blu, del tutto simile a una
piccola Provenza piemontese.
La
suggestione persiste anche perché il nome popolare della pianta,
detta
Spighetta di San Giovanni
per la tipica
forma raggruppata delle sue minuscole infiorescenze che spiccano su
fusti eretti tra le foglie lineari e cinerine, ricorda il Santo delle
Erbe. E' infatti tra le principali aromatiche per l’Acqua
di San Giovanni
insieme a rosmarino, iperico, ruta, artemisia, salvia, verbena,
mentuccia e tutte quante le buone
erbe che
si raccolgono, in concomitanza con il loro tempo balsamico, nel
periodo solstiziale estivo.
Il folclore vuole che questa magica pozione si prepari
la notte antecedente la festività del 24 giugno, mettendo a macero
i vegetali raccolti in luoghi incontaminati, disposti in un bacile
colmo di acqua sorgiva, all'aperto. L'esposizione alla luna e alla
rugiada del mattino, secondo l'antica tradizione alchemica
arricchirebbe l'acqua di quei benefici straordinari principi
posseduti da erbe e fiori in quel preciso momento dell'anno,
tramutandola in un potente lavacro per dar splendore e salute alla
pelle e scaramanticamente offrire un anno d'amore e felicità a chi
ne faccia uso.
Pianta
dal temperamento generoso, rispettosa nei confronti della flora che
la circonda, la rustica e spartana lavanda si accontenta di terreni
poveri e sassosi, di poca acqua, e si espande moderatamente in modo
da non soffocare le esigenze vitali delle altre specie circostanti.
Un esempio di sobrietà che la natura ci offre a modello per quella
'decrescita felice'
di cui si teorizza in questi anni di crisi economica e non solo.
Splendida mellifera, il suo aroma eccezionale attrae le
api che producono uno tra i mieli più pregiati, dal gusto delicato
utile rimedio per mal di gola e stress.
Nel
nord dell'Algeria le donne cantavano“Salute
Lavanda”
perché si credeva che questo fiore le avrebbe protette contro i
maltrattamenti dei mariti (A.Cattabiani), mentre le sposine timorose
e immature, impaurite da prestazioni sessuali rozze o indesiderate,
contavano sull'effetto rilassante e anti-panico delle spighette
profumate che nascondevano sotto i cuscini. Forse anche per questi
effetti sedativi le nostre nonne amavano immensamente la sua
inconfondibile fragranza? Verrebbe da sorridere se i tremendi episodi
che ci propone la cronaca ogni giorno non facessero rivalutare questa
virtuosa essenza raccomandata per squilibri e disturbi nervosi come
'malinconia,
nevrastenia, irritabilità, spasmi e insonnie'
(J.Valnet), superficialmente e genericamente liquidati in passato
come 'crisi
di tristezza delle donne'.
Simbolo
di purezza e verginità, tante e preziose sono le acclarate proprietà
analgesiche e antisettiche della Lavandula
(nome
scientifico dal gerundio latino di 'lavare')
a ribadire le qualità detergenti di fiori e foglie che, essiccate in
sacchettini d’organza negli armadi di casa e nei cassetti, quando
ancora la chimica non aveva preso il sopravvento, conferivano un
lieve profumo agreste alla biancheria, lenzuola e asciugamani,
preservandola dalle tarme.
Assai
pregiati il sapone alla lavanda e l'Esprìt
de lavando, qualche
goccia
su
un fazzoletto di lino o cotone, in caso di lievi malori, stress, o
per tener lontani raffreddori e mal di testa.
Potente
antisettico per la pulizia della pelle, la disinfezione e contro le
punture di insetti, è indicata dal dott.Valnet, tra i massimi
esperti mondiali di Fitoterapia, per più di una ventina di disturbi
e affezioni che riguardano le vie respiratorie quali
asma,
pertosse,
bronchite, influenza, ecc.,
per le quali rappresenta una vera panacea.
Da
sottolineare anche le proprietà antivenefiche ben note nella
tradizione dei cacciatori alpini che,
quando
i loro cani venivano morsi dalle vipere, stropicciavano un po' di
lavanda tra le dita e la strofinavano sugli animali neutralizzando in
tal modo il veleno.
In
cucina, sull'onda della
'green philosophie'
che rivaluta il genuino e naturale,
è tornata alla ribalta per dolci da forno, biscotti e brioches, o
per profumare piatti di salumi o altri cui dona un tocco di soavità.
Gli usi
magici della lavanda, come si faceva in
passato, riguardano le intrinseche proprietà, attribuite alla
pianta, di allontanare malocchio
e streghe, ai cui
malefici si cercava di sottrarre soprattutto i bambini, nonché
all'acclarato potere di allungare la vita a chi
'regolarmente l'annusasse' (S. Cunnigham).
dall'ebook 'A San Giovanni tutte le erbe sono sante'
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