domenica 15 dicembre 2019

IL MAGICO AGRIFOGLIO DI BUON AUGURIO!


L'agrifoglio, re del solstizio invernale, di buon augurio
E' l'albero del solstizio invernale, Holly King, così come la quercia era la Signora dei mesi caldi, Oak King.
Re Agrifoglio che simboleggia il sole al declino e Re Quercia, il sole in ascesa, entrambi protagonisti, in lotta l'uno contro l'altro, nella festa celtica precristiana di Yule il cui rituale consisteva, com'è probabile, in una veglia nella notte più lunga dell'anno, dal tramonto all'alba successiva, per essere certi e rassicurarsi che davvero il sole risorgesse ancora. Agrifoglio, dal greco 'agria' letteralmente 'selvatico', detto anche Aquifoglio, Alloro spinoso o Pungitopo maggiore, in occitano ha moltissime dizioni che cambiano di luogo in luogo: Agrevon, Agréu, Gréulo, Grevol. Grefol o Grifol, Grifou (Mistral, Le Trésor). Houx in franco-provenzale, in inglese Holly, da cui prende il nome la celeberrima americanissima Hollywood -bosco di agrifogli- mitica città del cinema ( una magia anche questa...dei nostri tempi!). Per il brillante color rosso delle sue vivaci bacche l'agrifoglio, fin dai tempi dei Saturnali nell'antica Roma, intorno al 17 dicembre, venne usato per riti propiziatori così come, a partire dall'Irlanda, a Natale in tutto il mondo occidentale, un ramo di agrifoglio è messaggio di pace e prosperità.
Inconfondibile per le lucidissime foglie coriacee di un bel verde vivo, con o senza spine a seconda dell'occorrenza! Recenti studi avvalorano infatti l'ipotesi che sia la pianta stessa a scegliere, a seconda della situazione, foglie più o meno spinose -o addirittura lisce- variandole talvolta di ramo in ramo. Una 'risposta molecolare alla pressione ambientale' come efficace strumento di difesa dagli animali selvatici (National Geographic). In questo contesto l'agrifoglio, simbolo di fertilità e vitalità, per i suoi aculei considerato uno 'scaccia-spiriti maligni', in memoria di ataviche usanze sacrali sopravvissute e rivisitate ancor oggi nelle feste pagane, religiose e domestiche, nel mese di dicembre. Così come la tradizione del ceppo natalizio, delle candele augurali e delle luminarie, riti che ci consegnano ancor oggi un messaggio di gioia e di speranza: il ritorno della luce che sembra sconfiggere l'intensa oscurità stagionale e prefigura la prossima rinascita, allontanando incertezza e sgomento nel momento in cui la vita si fa più dura per il freddo ed il buio.

lunedì 18 novembre 2019

IN AUTUNNO IL COLORE DELLE FOGLIE





Lo chiamano 'foliage', un termine dal dolce suono onomatopeico - parrebbe francese invece il vocabolo è inglese - per raccontare la caduta delle foglie, quasi una metafora della stagione 'malinconica' che invita al silenzio e alla solitudine ma in cambio regala tempo per riflettere, meditare e creare. Fonte inesauribile di ispirazione poetica e artistica, da Van Gogh a Schiele, da Dante Alighieri ai Contemporanei, 'una foglia al vento che ondeggiando si allontana come un sospiro', evoca un desiderio di vagabondare nei boschi e nei giardini, ormai mete turistiche ambìte dove ammirare l'incantevole spettacolo della natura in metamorfosi e la caducità del tempo.
Frassini, Carpini, Aceri, Larici, Betulle, Ciliegi selvatici, Faggi e Ontani, un po' come succede alla fine della festa prima dell'ultimo scoppio dei fuochi d'artificio, nell'autunno che precorre la stagione del buio (sia del cielo che dell'anima perché la minor luce solare influisce negativamente su alcune sindromi depressive dette SAD), ci regalano un trionfo di colori da spiazzare la più vivace delle tavolozze.
La scienza ci ha spiegato che il colore non è una proprietà intrinseca dell’oggetto visualizzato ma nasce da impulsi di onde elettromagnetiche sulle cellule nervose dell'occhio e del cervello, attivate dall’intensità dell’illuminazione. Non tutti lo percepiamo allo stesso modo ed è difficile stabilire le reali differenze, da individuo a individuo, fintanto che esse non si acuiscano a tal punto, come nel caso del daltonismo, da rivelare oggettive problematiche nel distinguere una gradazione dall’altra, se non addirittura nello scambiare un colore per l'altro. Sappiamo anche che gran parte degli animali non sa cosa sia il colore o lo vede in altro modo rispetto agli esseri umani. Il perché le foglie da verdi diventino gialle o rosse, riguarda poi un processo dovuto alla diminuzione della clorofilla e all'aumento di pigmenti, operato dalla luce solare che regola il ciclo vitale dei vegetali. Carotenoidi e antociani a parte, Goethe scriveva :“agli uomini il colore dona grande diletto”, ponendo l’accento su uno degli aspetti più attrattivi di ciò che si osserva e si interiorizza.
La medicina popolare ha sempre utilizzato i colori per accrescere l'energia vitale o alleviare alcuni disturbi favorendo la guarigione dalle malattie. Oggi la ‘Cromoterapia’, che è una branchia avanzata dell'antica scienza naturale, se ne avvale ancora attraverso diversi metodi applicativi come l’irradiazione, la cromopuntura e la cromodieta, per stimolare le capacità autoriparatrici dell’organismo. In base al loro effetto i colori vengono definiti ‘caldi’ come il rosso, il giallo e l’arancione - che stimolano tonicità e energia - oppure ‘freddi’ come l’azzurro, l’indaco e il blu - che calmano e rilassano -. Il verde, colore della natura per antonomasia, viene collocato al centro dello spettro della luce e rappresenta il punto di equilibrio indispensabile al benessere. Ad ogni colore corrisponde poi uno stato emotivo da cui si deduce la tendenza inconscia di ciascuno in base all’analisi delle proprie preferenze, che possono cambiare nel corso dell'esistenza. Il Nero è il colore dei momenti di passaggio e di trasformazione: per questo gli adolescenti lo indossano con tanto accanimento. Il Bianco indica un desiderio di novità e cambiamento per superare legami costrittivi, il Verde caratterizza la perseveranza e la fiducia in se stessi, il Giallo favorisce la lucidità di coscienza, l’estroversione e i contatti emotivi. Il Blu assicura a chi lo usa un senso di calma, pace e appagamento mentre il Rosso, colore del sangue, risveglia la passione e accresce l’energia vitale.
Così, disvelando l’anima, il colore può riequilibrare l’armonia perduta, premessa necessaria al benessere psicofisico non solo di chi ha modo e tempo per vagare nella natura ma perfino di chi è costretto a vivere la maggior parte del tempo in un contesto urbano. Basterà un vaso di fiori, un manifesto o una parete dipinta, purché se ne catturi l'emozione e il messaggio con stupore e leggerezza, amorevolmente. 

(G.T. da 'Il Dragone' ottobre 2019)















giovedì 17 ottobre 2019

Autunno in Alta Langa



"I colori dell'autunno sono meravigliosi come le persone che  ne sanno cogliere l'intensità"
(Giuseppe Perri)

domenica 6 ottobre 2019

AUTUNNO in poesia

Autunno. Già lo sentimmo venire

nel vento d'agosto,

nelle piogge di settembre

torrenziali e piangenti

e un brivido percorse la terra

che ora, nuda e triste,

accoglie un sole smarrito.

Ora che passa e declina

in quest'autunno che incede

con lentezza indicibile,

il miglior tempo della nostra vita

e lungamente ci dice addio.


Vincenzo Cardarelli

mercoledì 31 luglio 2019

Domani è agosto...


AGOSTO

Controluce a un tramonto
di pesca e zucchero.
E il sole all’interno del vespro,
come il nocciolo in un frutto.
La pannocchia serba intatto
il suo riso giallo e duro.
Agosto.
I bambini mangiano
pane scuro e saporita luna.


Federico Garcia Lorca

mercoledì 3 luglio 2019

La Ginestra, luce del sole









"di dolcissimo odor mandi un profumo che il deserto consola"



da LA GINESTRA di Giacomo Leopardi

domenica 16 giugno 2019

martedì 11 giugno 2019

ZOOGRAPHICO: Le erbe di San Giovanni


by ZOOGRAPHICO



Le erbe di San Giovanni nelle bellissime illustrazioni di Francesca Reinero ispirate al mio'ebook  'A SAN GIOVANNI TUTTE LE ERBE SONO SANTE' . Grazie Fra!

lunedì 3 giugno 2019

GIUGNO ALLARGA IL PUGNO

 di Elsa Beskow (Stoccolma, 11 febbraio 1874 – 30 giugno 1953) illustratrice svedese e scrittrice di  libri per bambini, molto conosciuta in Svezia. 




domenica 21 aprile 2019

Torna il Papavero 'tutto seta e fuoco' a colorar la terra




Dopo anni in cui se ne era persa traccia per colpa dei diserbanti, i rossi papaveri sono tornati nuovamente a infestare festosamente i nostri campi! Meno fitti e invasivi di quando eravamo bambini, e nemmeno folti come li dipinse Monet (era il 1873) leggiadri e scossi dal vento ad Argenteuil. Meglio che niente, purché il nostro amatissimo papavero, il Papaver rhoeas L. “intensamente semplice, intensamente floreale, tutto seta e fuoco” come lo descrisse John Ruskin, sia di nuovo presente e ci rassicuri che l'estate, nonostante i disastri climatici, è sempre 'la bella stagione'.
Assai rari i papaveri bianchi o viola-rosati, rarissimi i gialli delle specie 'P.alpinum', sono invece i comuni papaveri selvatici a prendersi la scena tra luglio e agosto. Con impalpabili corolle rosso fuoco a quattro larghi petali macchiati di scuro dai tanti stami nerobluastri, ondeggiano sui pelosi fusti colmi di lattice tingendo di allegria i terreni più poveri e i campi assolati.
Anche noti come rosolacci, 'li rousello fan faire de gros iòu i galino' si diceva in Languedoc ai tempi di Mistral, e anche paraplèu. 

In occitano anche 'Donno' (Sampeyre) con alcune varianti nelle varie vallate alpine: Dono, Madono (Aisone), Bela dona (Argentera), Madonna, Madonne, Fiore della madonna (Chiomonte), Dona (Entracque), Cara madonno (Monte Rosso Grana), Signora (Novalesa), Madone rosse (Oncino), Madonne (Piasco), Madone (Villar Pellice), ( Atlante Linguistico Canobbio & Telmon ).
A Boves il 'guinness' per la dizione più stramba: Donapapala, come ci segnala il prezioso glossario di Fausto Giuliano e A.Ruiu. Forse un ricordo della medicina popolare che proponeva il papavero come blando decotto bechico e sedativo da mescolare perfino alla pappa dei neonati per farli dormire quando in estate le donne dovevano lavorare nei campi oltre a sbrigare le faccende domestiche. E proprio dal celtico 'papa' sembra origini il suo nome. Infatti tra le prerogative del Papavero comune, e non soltanto del tipo P. somniferum, spontaneo in Asia con proprietà narcotico-stupefacenti, vi è quella di aiutare la distensione e indurre il sonno in chi ne faccia uso, caratteristiche che l'hanno associato nell'immaginario popolare a difetti quali pigrizia, misantropia e mollezza di carattere.

L'attribuzione di questa erbacea alla figura femminile si riferisce sicuramente alla straordinaria fertilità del fiore che mediamente produce da diecimila a ventimila semi, vitali per circa 40 anni, germinanti su stimolo luminoso in autunno. Quanto al richiamo sacro alla Madonna osserviamo come, in men che non si dica, boccioli e capsule di papavero possono esser trasformati, con un po' di abilità manuale e di fantasia, in graziose 'madonnine' . Talvolta per motivi ludici (chi non ha mai giocato da piccolo a creare bamboline e ballerine rovesciandone la corolla a mo' di gonnella per evidenziarne la capsula a busto di damina ?) e nelle tradizioni folcloriche per addobbi ed ornamenti con funzioni apotropaiche.
Il papavero non ha profumo ma dai suoi petali ricchi di antociani si ricava una tintura rossa usata molto per i tessuti. Colore del fuoco e simbolo del potere, stigmatizzato nella leggenda romana da Tarquinio il Superbo che fece abbattere i papaveri più alti del suo giardino quale monito verso i cittadini che avevano osato minare il suo regno. Stessa strategia resa popolare molti secoli dopo nella canzonetta “Papaveri e papere”, classificatasi al secondo posto al Festival di Sanremo del 1952, in cui i politici vengono paragonati a 'papaveri' che 'son alti, alti, alti'.

In cucina, luogo di poteri meno arroganti e certo più intriganti, del papavero vengono usati i minuscoli semi per aromatizzare pane e dolci oltre che per trarne, dalla spremitura, un olio con notevoli qualità dietetiche. Anche le foglie primaverili stufate costituiscono un originale ingrediente per farcire sfiziose focacce e crèpes, oppure semplicemente come raffinato contorno per carni o altro, ottimo sostituto dei più affermati spinaci.
Apprezzabile seppur meno noto è il delizioso liquorino fatto con petali di papavero e cannella, gradevole da sorseggiare dopo una cenetta, possibilmente in casa poiché digestivo ma lievemente soporifero. 

Dall'ebook  'A SAN GIOVANNI TUTTE LE ERBE SONO SANTE'






Enzo Jannacci - Sfiorisci bel fiore.wmv

giovedì 21 marzo 2019

venerdì 8 marzo 2019

LA MIMOSA, ANNUNCIO DI PRIMAVERA, FESTEGGIA LE DONNE


Con minuto fiorire, gialla irrompe la mimosa” recita Ungaretti. E' il primo fiore che dalla Riviera giunge a noi, abitanti della fredda zona pedemontana, come un segnale rassicurante: la primavera non tarderà ad arrivare anche qui. Quel giallo oro che la contraddistingue condensa, nelle piccole e globose infiorescenze, il colore e l’energia solare che tanto ci sono mancati durante l’inverno.
Popolarmente note come mimose,  raggruppate in soavi mazzetti per la Festa delle donne, i racemi fioriti provengono invece dall'Acacia dealbata, sempre della numerosa famiglia delle Mimosacee, originaria della Tasmania, presente nei giardini d’Europa solo dal 1820. Facile da coltivare nelle zone temperate, forte della sua rusticità è ormai quasi spontanea in Provenza dove, per luce e colore, è stata musa ispiratrice di tanti artisti. Il suo inconfondibile effluvio viene estratto per la maggior parte a Grasse, capitale europea dei profumi. Là si produce un “assoluto di mimosa” usato nelle preparazioni dei più raffinati marchi francesi come il celeberrimo Chanel n.5, reso mitico da Marilyn Monroe quando comunicò al mondo di cospargersi con qualche goccia di quel 'parfum' prima di coricarsi.
Chi volesse bearsi dello splendore di queste piante, di cui esistono centinaia di varietà, potrà percorrere i 130 chilometri lungo la 'Route du Mimosa' nel periodo della fioritura degli alberi, celebrato in Costa Azzurra quasi come in Giappone l'Hanami dei Ciliegi. La strada si snoda attraverso fragranti foreste e incantevoli paesaggi dove fare tappa, tra Grasse e l'antico villaggio medievale di Bormes les Mimosas.
Simbolo di rinascita del ciclo vegetativo dopo la morte apparente rappresentata dall'inverno, la mimosa è la pianta della resurrezione.
Icona floreale per la Giornata internazionale della donna, nel dopoguerra proprio a Roma nacque l'usanza di regalarne un rametto per la festa, così come si faceva il Primo maggio esibendo all'occhiello l'emblematico garofano rosso. Il dono del rametto di mimosa è perciò 'made in Italy'.

dall'ebook 'A San Giovanni tutte le erbe sono sante'



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giovedì 28 febbraio 2019

PRIMAVERA VIEN DANZANDO!




Con quasi un mese di anticipo già tutto in fiore il ' bastone bianco di San Giuseppe', un cotogno giapponese, che sboccia  di solito a metà marzo, appunto intorno alla festa del santo di cui porta il nome (19 marzo).

venerdì 25 gennaio 2019

Sergio Endrigo - La rosa bianca (Martì - Endrigo) con testo

Giornata della Memoria

Dedicata a Lidia Rolfi Beccaria, deportata a Ravensbruck a diciott'anni, questa canzone che amava tanto:

'Coltivo una rosa bianca
a luglio come in gennaio
per l'amico sincero
che mi dà la sua mano franca

A chi mi vuol male e mi stanca
questo cuore con cui vivo
cardi nè ortiche coltivo
coltivo una rosa bianca'