mercoledì 5 luglio 2017

LAVANDA, la Spighetta di San Giovanni



Lavanda è il nome di una pianta ma è anche il nome di un colore e di un profumo. Un tris di attributi perfettamente integrati nel fiore 'lavando o levando, labando, lauandro, alebandro, bondo, bounto' (occitano-provenzale di Mistral), tipico della Provenza che, per tutta l'estate, ci regala larghe distese di un particolare blu-violetto cui si sono ispirati artisti come Cézanne, Matisse, Gauguin, Van Gogh.
Fiorisce tra giugno e luglio azzurrando il paesaggio con il suo intenso colore che par d'essere là dove è mappata la Route de la lavande, un itinerario da favola tra antichi borghi provenzali, un imbattibile target culturale e turistico. Messo a rischio anni fa da una malattia che aggredì alcune specie del lavandin, ibrido naturale tra L.angustifolia ( espic) e L.latifolia (badafa, coltivato a partire dagli anni '30 per la sua resistenza agli sbalzi climatici e per la ricchezza di oli essenziali) causando danni non soltanto economici ma paesaggistici a questa straordinaria terra di luce e fragranze, culla madre della lavanda di qui diffusasi in tutto il bacino del Mediterraneo e successivamente nell'Est d'Europa fino alla Tasmania e poi in Canada.
Lavandula angustifolia o officinalis, la labiata di origine mediterranea, è di casa anche nelle nostre meravigliose valli cuneesi dove cresce spontanea fino e molto oltre i mille metri (1800 nelle Cozie). Comune nelle Alpi Liguri (resa celebre da uno spot radiofonico degli anni '60 che reclamizzava la 'Coldinava ...vicino alle stelle'), naturalizzatasi poi anche in Val Gesso in quei terreni più esposti al sole, ha trovato una vera e propria rinascita, tra le nuove colture, a Andonno e in altri territori del Parco Naturale Alpi Marittime dove, nei secoli scorsi, era una risorsa economica per molte famiglie che festeggiavano il momento del raccolto in agosto (in occitano “Ai temp d'l'izòp”). Dal Piemonte la lavanda confluiva poi a Grasse, capitale dei profumi, dove si recava gran parte della popolazione partendo dalle nostre povere vallate per trovar lavoro come mano d'opera, soprattutto nell' agricoltura.
La coltura della lavanda, riproposta da un po' d'anni in Alta Langa a Sale San Giovanni, nel periodo della fioritura crea un paesaggio evocativo: terra chiara e fiori blu, del tutto simile a una piccola Provenza piemontese.
La suggestione persiste anche perché il nome popolare della pianta, detta Spighetta di San Giovanni per la tipica forma raggruppata delle sue minuscole infiorescenze che spiccano su fusti eretti tra le foglie lineari e cinerine, ricorda il Santo delle Erbe. E' infatti tra le principali aromatiche per l’Acqua di San Giovanni insieme a rosmarino, iperico, ruta, artemisia, salvia, verbena, mentuccia e tutte quante le buone erbe che si raccolgono, in concomitanza con il loro tempo balsamico, nel periodo solstiziale estivo.
Il folclore vuole che questa magica pozione si prepari la notte antecedente la festività del 24 giugno, mettendo a macero i vegetali raccolti in luoghi incontaminati, disposti in un bacile colmo di acqua sorgiva, all'aperto. L'esposizione alla luna e alla rugiada del mattino, secondo l'antica tradizione alchemica arricchirebbe l'acqua di quei benefici straordinari principi posseduti da erbe e fiori in quel preciso momento dell'anno, tramutandola in un potente lavacro per dar splendore e salute alla pelle e scaramanticamente offrire un anno d'amore e felicità a chi ne faccia uso.
Pianta dal temperamento generoso, rispettosa nei confronti della flora che la circonda, la rustica e spartana lavanda si accontenta di terreni poveri e sassosi, di poca acqua, e si espande moderatamente in modo da non soffocare le esigenze vitali delle altre specie circostanti. Un esempio di sobrietà che la natura ci offre a modello per quella 'decrescita felice' di cui si teorizza in questi anni di crisi economica e non solo.
Splendida mellifera, il suo aroma eccezionale attrae le api che producono uno tra i mieli più pregiati, dal gusto delicato utile rimedio per mal di gola e stress.
Nel nord dell'Algeria le donne cantavano“Salute Lavanda” perché si credeva che questo fiore le avrebbe protette contro i maltrattamenti dei mariti (A.Cattabiani), mentre le sposine timorose e immature, impaurite da prestazioni sessuali rozze o indesiderate, contavano sull'effetto rilassante e anti-panico delle spighette profumate che nascondevano sotto i cuscini. Forse anche per questi effetti sedativi le nostre nonne amavano immensamente la sua inconfondibile fragranza? Verrebbe da sorridere se i tremendi episodi che ci propone la cronaca ogni giorno non facessero rivalutare questa virtuosa essenza raccomandata per squilibri e disturbi nervosi come 'malinconia, nevrastenia, irritabilità, spasmi e insonnie' (J.Valnet), superficialmente e genericamente liquidati in passato come 'crisi di tristezza delle donne'.
Simbolo di purezza e verginità, tante e preziose sono le acclarate proprietà analgesiche e antisettiche della Lavandula (nome scientifico dal gerundio latino di 'lavare') a ribadire le qualità detergenti di fiori e foglie che, essiccate in sacchettini d’organza negli armadi di casa e nei cassetti, quando ancora la chimica non aveva preso il sopravvento, conferivano un lieve profumo agreste alla biancheria, lenzuola e asciugamani, preservandola dalle tarme.
Assai pregiati il sapone alla lavanda e l'Esprìt de lavando, qualche goccia su un fazzoletto di lino o cotone, in caso di lievi malori, stress, o per tener lontani raffreddori e mal di testa.
Potente antisettico per la pulizia della pelle, la disinfezione e contro le punture di insetti, è indicata dal dott.Valnet, tra i massimi esperti mondiali di Fitoterapia, per più di una ventina di disturbi e affezioni che riguardano le vie respiratorie quali asma, pertosse, bronchite, influenza, ecc., per le quali rappresenta una vera panacea.
Da sottolineare anche le proprietà antivenefiche ben note nella tradizione dei cacciatori alpini che, quando i loro cani venivano morsi dalle vipere, stropicciavano un po' di lavanda tra le dita e la strofinavano sugli animali neutralizzando in tal modo il veleno.
In cucina, sull'onda della 'green philosophie' che rivaluta il genuino e naturale, è tornata alla ribalta per dolci da forno, biscotti e brioches, o per profumare piatti di salumi o altri cui dona un tocco di soavità.
Gli usi magici della lavanda, come si faceva in passato, riguardano le intrinseche proprietà, attribuite alla pianta, di allontanare malocchio e streghe, ai cui malefici si cercava di sottrarre soprattutto i bambini, nonché all'acclarato potere di allungare la vita a chi 'regolarmente l'annusasse' (S. Cunnigham).

dall'ebook 'A San Giovanni tutte le erbe sono sante'


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