venerdì 24 gennaio 2020

Il Gelsomino invernale


Un prodigio della natura che si ripete ogni anno, tra gennaio e febbraio quando meno te l'aspetti, nell'orto o nel giardino ormai addormentati e irrigiditi dal gelo lo ritrovi davanti agli occhi come una cascata di vividi fiorellini giallo-dorati inondanti luce solare che riscalda i rigori dell'inverno. Eccolo lì, il nostro Jasminum nudiflorum, ancor più suggestivo e quasi surreale se rivestito di neve o di ghiaccio a cui resiste fino ai meno quindici sotto zero. La dizione scientifica ne sottolinea la particolarità: gli eleganti e sottili rami ancora nudi, verdi zampilli campestri, si ricoprono di fiori prima che compaiano le piccole e ben disegnate foglie ovali che perdureranno poi per tutto l'anno.
Rustico e paziente, più noto come Gelsomino giallo, Gelsomino di San Giuseppe o Gelsomino invernale, là nell'angolo dove è stato relegato vicino alla colonna del portico, esposto a sud ovest nella sua posizione preferita, senza particolari attenzioni e cure rallegra, sinuoso e vivido, i mesi più grigi dell'anno ed accoglie la primavera, 'ying chun hua', come si dice in Cina, terra dove pare abbia avuto origine.
Diffusosi in Europa, sicuramente fin dal '700, le Jasmin d'hiver in Francia e the winter Jasmin in Gran Bretagna, ha un profumo lievissimo che quasi non si percepisce e per questo viene classificato come inodore. Qui sta la maggior differenza con il più noto e pregiato Gelsomino bianco estivo che condivide con la rosa lo scettro delle eccellenze olfattive. Sovrano a Grasse, in Provenza, capitale europea dei profumi, dove tuttavia gli altissimi costi di produzione – per ottenere un kg. di essenza assoluta occorrono circa 7 milioni di fiori - portano a un netto calo del prodotto naturale utilizzato soltanto dalle marche più famose e costose, così sostituito da fragranze artificiali a scapito della qualità
In Oriente viene abbinato al tè per renderlo più dolce e gradevole. In aromaterapia l'olio essenziale di gelsomino bianco viene utilizzato come antidepressivo ad effetto lievemente afrodisiaco, mentre nell'erboristeria magica i fiori essiccati attirerebbero più l'amore spirituale che quello fisico (S.Cunningham).
Figlio di un dio minore il 'giusmin gian o gimela' (Giamello) ha in comune con il 'giusmin bianch' l'appartenza alla famiglia delle Oleacee. Nella simbologia botanica però, mentre il fiore bianco è segno di amabilità, il giallo vuol significare felicità.
Oltre duecento le specie di questa pianta, tra cui si segnala l'endemico Chrysojasminum fruticans della Valle Roya, un'olacea dal fiore giallo non facilmente reperibile altrove.
Mistral cita alcune fra le più note in Provenza: “Jaussemin-bastard, Jaussemin d'Espagno, Jaussemin-Fèr, Jaussemin-Jaune, Jaussemin-Sòuvage.” In occitano poi la dizione cambia a seconda delle zone: Jaussemin, Jausemin (d.), Jansemin (g.) Jassemin (viv.) Jasemin, Jaisemin, Daissemin, Diasemin (niç.), Jaussemi, Janchemin, Jensemil, Jenchemil (l.), Jansemi (d.), Yansemis (b.).
Ed è sempre nell'inesauribile 'Lou Trésor dou Félibrige' che troviamo alcuni detti curiosi relativi al Flour de jaussemin.
Li jaussemin” sono i primi capelli bianchi, e “vai faire cueie ti jaussemin pèr d'autre”, è un modo di dire per dissuadere un uomo attempato dal corteggiare una giovane fanciulla. Lou troubaire Jansemin, fu un soprannome adottato dal poeta Jacques Boé, nato e morto a Agen (1798-1864).
E infine il motto “de jaussemin te courounes la tèsto” (A.Tavan) è un buon augurio che attraversa molteplici tradizioni culturali come si evince anche dai versi di un poeta indiano:“Un gelsomino in fiore sul capo/ del sandalo e dello zafferano sulla pelle/ una donna amatissima e attraente sopra il corpo/ tutto ciò è un'eco del paradiso terrestre”

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