domenica 17 maggio 2020

BIANCOSPINO, L'ALBERO DI MAGGIO


Il Biancospino coi suoi densi corimbi bianco-rosati 'dall'aria distratta' immortalata da Proust così come quel suo inconfondibile profumo 'untuoso' delicato ma non sempre da tutti gradito, fiorisce di maggio. Il mese che i Celti vollero dedicare, nel loro Calendario degli alberi, proprio a questo familiare arbusto dalle spine chiare e dai fusti intrecciati. Alba spina, come lo chiamarono i Romani, appartiene alla famiglia delle Rosacee con il termine linneiano Crataegus, dal greco Kratos cioè Forza, a motivo della durezza del legno e della longevità della pianta.
Cresce spontaneo in tutte le Valli alpine, nelle macchie, siepi e cespugli, fino a circa 1200 metri di altitudine, nelle due specie: 'monogyna' la più comune e 'oxyacantha' la più utilizzata in medicina. Straordinarie sono le sue proprietà sedative e cardiotoniche (Huchard) per il riequilibrio dei battiti e della pressione arteriosa, sia bassa che alta, tanto da essersi meritato il titolo di 'amico del cuore'.
Capace di attraversare i secoli - come dimostra l'esemplare di Boquetot in Alta Normandia felicemente arrivato a seicento anni con una circonferenza che supera i due metri - alla Pianta del Biancospino era dedicato 'Hat', il sesto mese dell'Anno lunare celtico (composto di 13 mesi e 328 giorni) che iniziava il 13 di maggio, giorno consacrato appunto al Biancospino, per durare fino al 9 giugno.
Albespin o Albespi, come nell'antica poesia di Guilhèm de Peitieus, più noto come Guglielmo d'Aquitania (1071-1126), il primo trovatore di cui si abbia notizia. L'incipit che la titola si richiama alla primavera:
'Ab la dolchor del temps novel...' e alla terza sestina recita ' Accade al nostro amore come al ramo del biancospino...'
In occitano: 'La nost'amor va enaissi co la brancha de l'albespi / qu'esta sobre l'arbre tremblan / la nuoit, a la ploja,/ tro l'endeman, que'l sols s'espan / per la feuillas verz el ramel”. Meravigliosa la versione in occitano antico interpretata da un evocativo Brice Duisit accompagnato dalla viella o ghironda (You Tube).
Varie e numerose le dizioni occitane per questo assai citato arbusto : Aguhiansìer (Elva), Blanziflour (Limone P.te), Bosou (Roccavione-Robilante), Barbatoni e Bòssu (Ostana), Gueut (Valli Lanzo), Pruset (Germanasca), Aoubéspi (Gard), Obopino (Limoges), Espin e Espina nell'antico provenzale, tanto per proporre le più curiose per la maggior parte legate alle parlate locali o a testi poetici popolari. Pianta ursina da cui l'antica dizione alpina di 'piccole pere dell'orso' riferita ai frutti.
Nella tradizione cristiana si pensava che la corona di spine di Gesù Cristo fosse fatta col biancospino, di qui il suo legame alla Madonna a cui venne consacrato, anche come simbolo di purezza per i suoi fiori bianchi i cui stami rossi ricordavano le gocce di sangue versate nella crocefissione. La figura della Madonna é anche una trasposizione cristiana della ritualità pagana legata all'antica dea Maia, regina del mese di Maggio, periodo in cui si praticava la purificazione attraverso la castità per propiziare fertilità di uomini, animali e campi in vista del periodo solstiziale di San Giovanni. E, proprio a questi fini rituali, i rami di biancospino erano anche usati nelle feste di nozze e per l'Albero di maggio, detto il 'Maggio'. 'Planta lou mai' si diceva quando nel medioevo veniva innalzato come augurio di futura prosperità per l'annata a venire nei villaggi (Trésor). Ricoperto spesso di decori che alludevano all'erotismo o legati alla sessualità, attorno a 'lou mai', simbolo fallico, si danzava e si faceva festa. Assunto nella Rivoluzione francese come 'Albero della libertà', in Francia tra il 1789 e il 1792 vennero piantati più di 60.000 alberelli di Crataegus.
Come per tutti gli alberi sacri la loro distruzione veniva ritenuta, nella leggenda, pericolosa e foriera di disgrazie, mentre tra le doti protettive attribuitegli nel mondo contadino, la più nota era quella di salvare dai fulmini e dai danni delle tempeste. Sacro alle Fate, insieme a frassino e quercia, costituiva una 'triade' ad esse dedicata, perciò nei luoghi dove le tre piante crescevano insieme, si credeva fosse possibile incontrare o vedere le magiche creature dei boschi.

(da 'A San Giovanni tutte le erbe sono sante' su tutti i siti online:Amazon,Feltrinelli,Mondadori,euro 3,99)


Nessun commento:

Posta un commento